L’orizzonte è un pretesto.
La pittura, il colore, la luce, la forma, lo spazio non si possono condensare in un’etichetta.
Colore, spazio, vibrazioni, sentimenti si plasmano seguendo, rincorrendo un’idea sempre in movimento che vive
il momento, l’attimo, per poi espandersi, occupare uno spazio ideale. I confini non esistono nelle opere di Giorgio Fersini.
La pennellata che si rincorre a volte calma, a volte impaziente, nervosa, quasi febbricitante in attesa della luce che sfiora, accarezza, anima, avvolge e ravviva quel lento ‘muoversi’.
L’orizzonte è una metafora, il colore una scusa incalzante, pone una pausa, un respiro in un battito di ciglia per
riprendere la danza sinuosa, il movimento caldo, avvolgente, sognante e libero.
Profondo attaccamento alla terra come materia viva che si modifica, piena di slanci creativi o gelosa delle sue bellezze, si concede ad occhi generosi, sensibili, attenti, occhi che vedono attraverso il cuore filtrando con ciglia morbide, armoniosamente critiche, flessuose, la mano guidata dall’amore di chi, innamorato, si dona fondendosi in esso.
– Agnese Masiero